La tutela antidiscriminatoria vale anche nella fase di selezione del personale

LAVORO

La tutela antidiscriminatoria vale anche nella fase di selezione del personale

MementoPiù (mementopiu.it)

13 aprile 2022 | Patrizio Paolo

Il rifiuto dell’assunzione della donna a causa dello stato di gravidanza rappresenta condotta discriminatoria fondata sul sesso, che non può essere giustificata da alcun interesse, compreso quello economico del datore di lavoro. Con un intervento dall’importante valore orientativo, il Tribunale capitolino sancisce la piena operatività della tutela antidiscriminatoria sin dalla fase di selezione del personale, così determinando l’estensione della latitudine operativa di siffatto principio di salvaguardia anche per l‘ambito dell’accesso al lavoro, non diversamente da quanto accade per la successiva protezione prevista in sede di svolgimento e cessazione del rapporto.

Il patto di prova nel rapporto di lavoro, tra requisiti validanti e recedibilità ad nutum

Casi pratici

Il patto di prova nel rapporto di lavoro, tra requisiti validanti e recedibilità ad nutum

di Paolo Patrizio

Il patto di prova è un istituto pattizio di matrice contrattuale, disciplinato, in sede codicistica, dall’art. 2096 c.c. e finalizzato alla reciproca verifica, di entrambe le parti protagoniste del rapporto di lavoro, circa la convenienza della prosecuzione lavorativa, all’esito della concreta sperimentazione, in ottica prospettica, delle peculiarità, caratteristiche ed ambito del rapporto di lavoro instaurato tra le stesse.
In particolare ed in via di sintesi teleologica, l’istituto ha la fondamentale funzione lato di consentire, al datore di lavoro, di verificare in concreto le capacità professionali e di adattamento all’organizzazione produttiva del lavoratore in prova prima di renderne definitiva l’assunzione ed, al lavoratore, di comprendere l’esatta caratterizzazione della prestazione e delle mansioni richieste, in uno alle effettive condizioni lavorative in cui il rapporto di lavoro è destinato a svolgersi.

Legittimo il licenziamento del lavoratore che esibisce green pass “altrui” per superare i controlli di accesso

Lavoro

Legittimo il licenziamento del lavoratore che esibisce green pass “altrui” per superare i controlli di accesso

di Paolo Patrizio

Nota a sentenza del Tribunale di Napoli – sez. lavoro, sentenza del 25 maggio 2022

Violazione dei criteri di scelta nel licenziamento collettivo: l’annullamento passa per la preliminare verifica della sussistenza di interesse sostanziale

24 Giugno 2021 GIURISPRUDENZA COMMENTATA Licenziamenti collettivi

Violazione dei criteri di scelta nel licenziamento collettivo: l’annullamento passa per la preliminare verifica della sussistenza di interesse sostanziale

di Paolo Patrizio

Cass., sez. lav.

In tema di licenziamento collettivo, il relativo annullamento per violazione dei criteri di scelta ai sensi della L. n. 223 del 1991, articolo 5, non può essere domandato indistintamente da ciascuno dei lavoratori licenziati ma soltanto da coloro che, tra essi, abbiano in concreto subito un pregiudizio per effetto della violazione, perché avente rilievo determinante rispetto alla collocazione in mobilità dei lavoratori stessi (Cass. n. 1387/2019; Cass. n. 24558/2016).

Il rapporto tra procedimento disciplinare e procedimento penale in ambito lavorativo

Casi pratici

Il rapporto tra procedimento disciplinare e procedimento penale in ambito lavorativo

di Paolo Patrizio

Ogni dipendente è tenuto al rispetto di una serie di obblighi nei confronti del proprio datore di lavoro e la violazione di tali obblighi può, talvolta, configurare fattispecie rilevanti, non solo da un punto di vista disciplinare (con conseguenze afferenti al rapporto di lavoro subordinato), ma anche sotto il profilo penale (si pensi, ad esempio, al caso di furto in azienda). In questi casi, spesso si assiste all’instaurazione di due diversi procedimenti, quello penale nella deputata sede e quello disciplinare, che può condurre al licenziamento. Proveremo, dunque, ad analizzare, in questo breve approfondimento di sintesi, le principali caratteristiche delle possibili interazioni tra tali procedimenti.

Il diritto di critica del lavoratore, tra limiti condizionanti e prerogative di esercizio

Casi pratici

Il diritto di critica del lavoratore, tra limiti condizionanti e prerogative di esercizio

di Paolo Patrizio

Diritto di critica del lavoratore quale espressione del diritto di manifestazione del pensiero
L’art. 21 della Costituzione riconosce a ogni cittadino il «diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione», rinvenendosi, in tal senso, nell’espressione critica, una particolare forma di manifestazione riflessiva, volta alla contestazione, anche aspra, dell’altrui condotta, nell’ambito del bilanciamento collettivo delle libertà dei consociati. Il diritto di manifestazione del pensiero e, quindi, anche di critica, è riconosciuto ai lavoratori dall’art. 1 dello Statuto dei lavoratori, a norma del quale questi «hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge»

L’evoluzione della disciplina dell’uso aziendale, aspetti dirimenti di una “fonte sociale” che fa ancora discutere

Casi pratici

L’evoluzione della disciplina dell’uso aziendale, aspetti dirimenti di una “fonte sociale” che fa ancora discutere

di Paolo Patrizio

Per la Corte di Cassazione, invero, “La reiterazione costante e generalizzata di un comportamento favorevole del datore di lavoro, nei confronti dei propri dipendenti, integra, di per se’, gli estremi dell’uso aziendale (cfr Corte di Cassazione civ., Sez. L, Ordinanza 22 maggio 2020, n. 9476)

Albo commercialisti, per l’iscrizione d’ufficio spetta alla Cassa provare la “continuità”

Lavoro

Albo commercialisti, per l’iscrizione d’ufficio spetta alla Cassa provare la “continuità”

di Paolo Patrizio

Corte d’Appello di L’Aquila – sentenza n. 783/2020 del 20 novembre 2020: annullamento dell’iscrizione d’ufficio alla Cassa Nazionale di Previdenza ed assistenza dei Dottori Commercialisti, per mancato assolvimento dell’onere probatorio sull’effettivo espletamento dell’attività di commercialista.

L’obbligo vaccinale nell’alveo applicativo dell’art. 2087 c.c.

29 Marzo 2021 GIURISPRUDENZA COMMENTATA Sicurezza sul lavoro

L’obbligo vaccinale nell’alveo applicativo dell’art. 2087 c.c.

di Paolo Patrizio

La permanenza dei ricorrenti nel luogo di lavoro comporterebbe per il datore di lavoro la violazione dell’obbligo di cui all’art. 2087 c.c. il quale impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica dei suoi dipendenti…

Sentenza “pilota”di Belluno, obbligo vaccinale quale integrazione della sicurezza nei luoghi di lavoro

Lavoro

Sentenza “pilota”di Belluno, obbligo vaccinale quale integrazione della sicurezza nei luoghi di lavoro

di Paolo Patrizio

Sotto la lente la recente pronuncia del Tribunale di Belluno (16 marzo 2021) che sancisce la legittimità della sospensione degli operatori RSA che rifiutano di vaccinarsi, nell’ottica della corretta osservanza della posizione di garanzia posta a carico del datore di lavoro